La tecnologia influenzerà sempre di più il mondo del lavoro e la società

Ai giorni nostri il computer e i mezzi di comunicazione sono sempre più fondamentali per rapportarci con il mondo che ci circonda. Saper parlare quindi, la lingua del computer, va di pari passo con l’ imparare a scrivere o a parlare, perché la comunicazione digitale sta diventando sempre più una conoscenza imprescindibile per ogni tipo di lavoro, dal meno al più qualificato. Si sta capendo, quindi, sempre di più, che le capacità intellettive e gli strumenti tecnologici sempre più avanzati valgono molto di più di manodopera inesperta e di forza-lavoro. Il problema che si sta affacciando ai primi anni del terzo millennio è dunque la necessità di qualificazioni e specializzazioni sempre maggiori, in campi sempre più difficili, che necessitano impegno e studio continui. Al contrario delle altre rivoluzioni industriali, la terza è stata silenziosa, indolore. Non ci sono state le storie di dolore e sopraffazione ma l’avvento della tecnologia è stato visto come inesorabile, come qualcosa che doveva accadere, che sta accadendo e che continuerà ancora certo, molti si oppongono alla tecnologia e allo sviluppo perché è troppo veloce e credono faccia perdere posti di lavoro, invece la digitalizzazione della società “ sposta” solamente i posti di lavoro da un ambito all’altro, sviluppando settori dall’ informatica e della telematica che attirano grandi capitali e producono enormi ricavi. Si sta assistendo già da diversi decenni, ma in questi ultimi anni si sta intensificando, una radicale trasformazione da un’economia principalmente basata a livello globale sullo sfruttamento di molta manodopera all’affiancamento delle tecnologie e dei computer per migliorare e facilitare la vita dell’ uomo. A seguito della diffusione in quasi tutto il mondo di una visione consumistica e capitalistica, che tende sempre al massimo ricavo, sempre più stiamo assistendo al fenomeno della globalizzazione. Grazie alle tecnologie possiamo essere “ virtualmente presenti” in più posti contemporaneamente senza muoverci dalla scrivania di casa nostra e far muovere merci e persone con un clic. Si possono così diffondere pensieri, movimenti, idee da una parte all’ altra della Terra in pochissimo tempo e far sì che il nostro pianeta sia veramente piccolo e facile da attraversare. E’ sempre più semplice per un’azienda comprare le materie prime in un Paese, produrre in un altro e vendere in altri Paesi ancora: è questo il miracolo della rivoluzione tecnologica che ha permesso di creare un unico grande mercato mondiale di beni e servizi che incentiva la concorrenza e il miglioramento della qualità. In questo clima generale di trasformazioni e cambiamenti a livello globale e a seguito della sempre maggiore diffusione delle tecnologie si sta assistendo a una selezione della specie: chi sarà in grado nei prossimi anni di capire il cambiamento che sta avvenendo e di adeguarsi alla concorrenza riuscirà sicuramente ad avere successo e ad imporsi sugli altri, chi al contrario, non capirà i vantaggi che le tecnologie possono portare e non si aggiornerà per aumentare le proprie conoscenze rimarrà indietro. Sarà questo dunque il filtro che farà sviluppare sempre più una figura ancora atipica nella nostra società, ma che già sta facendo grandi progressi, ossia quella del “ nomade dell’ alta tecnologia”. Un nuovo tipo di lavoratore di concetto che non usa più soltanto il suo cervello e le sue capacità intellettive ma che fa affidamento sulla tecnologia e sulla rete per il suo lavoro, come ad esempio i dipendenti di Google e Facebook e che ha orari di lavoro più flessibili, in quanto può svolgere il suo compito dove e quando vuole, prediligendo la presenza virtuale a quella effettiva in ufficio. In conclusione il computer e le tecnologie stanno imponendo un nuovo ordine al mondo secondo la formula: Digito ergo sum. Le conseguenze stanno interessando tutti gli ambiti della società: dallo sviluppo di un’economia globale e di un mercato unico alla sempre maggiore specializzazione e qualificazione dei compiti. E’ un mondo, questo, in continua evoluzione in cui la parte digitale prevarrà sempre di più su quella manuale, senza che noi possiamo fare nulla, ma anzi cercando di accettare e ricercare noi per primi l’aiuto della tecnologia per migliorare la nostra vita. Il problema delle trasformazioni al mondo del lavoro, in questo periodo di crisi sentito più che mai, non si esaurisce certo al singolo aspetto della rete, del computer e del “ nomade dell’alta tecnologia” ma deve essere sicuramente visto in un contesto più ampio che abbracci la naturale riconversione del sistema economico, lo stragrande sviluppo che la terza rivoluzione industriale ha portato sui cosiddetti Bric e la conseguente perdita di posti di lavoro nei Paesi sviluppati. Solo in questo modo si può avere chiara l’ idea che ha rappresentato, sta rappresentando e rappresenterà questa rivoluzione silenziosa. Stefano Carluccio Foto: La tecnologia influenzerà sempre di più il mondo del lavoro e la società Ai giorni nostri il computer e i mezzi di comunicazione sono sempre più fondamentali per rapportarci con il mondo che ci circonda. Saper parlare quindi, la lingua del computer, va di pari passo con l’ imparare a scrivere o a parlare, perché la comunicazione digitale sta diventando sempre più una conoscenza imprescindibile per ogni tipo di lavoro, dal meno al più qualificato. Si sta capendo, quindi, sempre di più, che le capacità intellettive e gli strumenti tecnologici sempre più avanzati valgono molto di più di manodopera inesperta e di forza-lavoro. Il problema che si sta affacciando ai primi anni del terzo millennio è dunque la necessità di qualificazioni e specializzazioni sempre maggiori, in campi sempre più difficili, che necessitano impegno e studio continui. Al contrario delle altre rivoluzioni industriali, la terza è stata silenziosa, indolore. Non ci sono state le storie di dolore e sopraffazione ma l’avvento della tecnologia è stato visto come inesorabile, come qualcosa che doveva accadere, che sta accadendo e che continuerà ancora certo, molti si oppongono alla tecnologia e allo sviluppo perché è troppo veloce e credono faccia perdere posti di lavoro, invece la digitalizzazione della società “ sposta” solamente i posti di lavoro da un ambito all’altro, sviluppando settori dall’ informatica e della telematica che attirano grandi capitali e producono enormi ricavi. Si sta assistendo già da diversi decenni, ma in questi ultimi anni si sta intensificando, una radicale trasformazione da un’economia principalmente basata a livello globale sullo sfruttamento di molta manodopera all’affiancamento delle tecnologie e dei computer per migliorare e facilitare la vita dell’ uomo. A seguito della diffusione in quasi tutto il mondo di una visione consumistica e capitalistica, che tende sempre al massimo ricavo, sempre più stiamo assistendo al fenomeno della globalizzazione. Grazie alle tecnologie possiamo essere “ virtualmente presenti” in più posti contemporaneamente senza muoverci dalla scrivania di casa nostra e far muovere merci e persone con un clic. Si possono così diffondere pensieri, movimenti, idee da una parte all’ altra della Terra in pochissimo tempo e far sì che il nostro pianeta sia veramente piccolo e facile da attraversare. E’ sempre più semplice per un’azienda comprare le materie prime in un Paese, produrre in un altro e vendere in altri Paesi ancora: è questo il miracolo della rivoluzione tecnologica che ha permesso di creare un unico grande mercato mondiale di beni e servizi che incentiva la concorrenza e il miglioramento della qualità. In questo clima generale di trasformazioni e cambiamenti a livello globale e a seguito della sempre maggiore diffusione delle tecnologie si sta assistendo a una selezione della specie: chi sarà in grado nei prossimi anni di capire il cambiamento che sta avvenendo e di adeguarsi alla concorrenza riuscirà sicuramente ad avere successo e ad imporsi sugli altri, chi al contrario, non capirà i vantaggi che le tecnologie possono portare e non si aggiornerà per aumentare le proprie conoscenze rimarrà indietro. Sarà questo dunque il filtro che farà sviluppare sempre più una figura ancora atipica nella nostra società, ma che già sta facendo grandi progressi, ossia quella del “ nomade dell’ alta tecnologia”. Un nuovo tipo di lavoratore di concetto che non usa più soltanto il suo cervello e le sue capacità intellettive ma che fa affidamento sulla tecnologia e sulla rete per il suo lavoro, come ad esempio i dipendenti di Google e Facebook e che ha orari di lavoro più flessibili, in quanto può svolgere il suo compito dove e quando vuole, prediligendo la presenza virtuale a quella effettiva in ufficio. In conclusione il computer e le tecnologie stanno imponendo un nuovo ordine al mondo secondo la formula: Digito ergo sum. Le conseguenze stanno interessando tutti gli ambiti della società: dallo sviluppo di un’economia globale e di un mercato unico alla sempre maggiore specializzazione e qualificazione dei compiti. E’ un mondo, questo, in continua evoluzione in cui la parte digitale prevarrà sempre di più su quella manuale, senza che noi possiamo fare nulla, ma anzi cercando di accettare e ricercare noi per primi l’aiuto della tecnologia per migliorare la nostra vita. Il problema delle trasformazioni al mondo del lavoro, in questo periodo di crisi sentito più che mai, non si esaurisce certo al singolo aspetto della rete, del computer e del “ nomade dell’alta tecnologia” ma deve essere sicuramente visto in un contesto più ampio che abbracci la naturale riconversione del sistema economico, lo stragrande sviluppo che la terza rivoluzione industriale ha portato sui cosiddetti Bric e la conseguente perdita di posti di lavoro nei Paesi sviluppati. Solo in questo modo si può avere chiara l’ idea che ha rappresentato, sta rappresentando e rappresenterà questa rivoluzione silenziosa. Stefano Carluccio

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