PD, DOVE SONO FINITI I SOLDI

'L'Espresso' ha visto in anteprima il bilancio del 2012, in profondo rosso (più di sette milioni). Pesano gli oltre 170 dipendenti, le consulenze (due milioni di euro) i viaggi e gli hotel (1,5 milioni), la tv Youdem, convegni vari. Nel mite autunno romano, si svolge la Giornata d'ascolto della coalizione "Italia. Bene Comune", formata da Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Partito Socialista Italiano. Il governo Monti è ancora in carica, le primarie sono state indette, il centrosinistra si prepara a scegliere il candidato comune alla presidenza del Consiglio per le future elezioni politiche. In corsa ci sono cinque candidati, Pier Luigi Bersani, Matteo Renzi, Laura Puppato, Bruno Tabacci e Nichi Vendola. Ma quel giorno, dinanzi alla rappresentanza di 49 reti ed associazioni della società civile, si presentano solo Bersani, Vendola e Nencini, quali firmatari della comune Carta d'Intenti. Di quella giornata - e del relativo buffet - sarebbe forse lecito aspettarsi che le spese fossero state inserite nel bilancio del Comitato Italia Bene Comune, intestatario di un suo conto corrente presso la filiale di via del Corso della Monte Paschi di Siena. E invece no. Quella giornata ingrossa le fila degli "eventi più significativi organizzati dal Partito nel 2012", all'interno del paragrafo "Attività culturali, di informazione e comunicazione" della relazione introduttiva del Tesoriere Antonio Misiani al rendiconto d'esercizio 2012 del Partito Democratico. 'L'Espresso' ha potuto visionare in anteprima il bilancio 2012 dei democratici, approvato durante la direzione nazionale del Pd del 4 giugno. E' in quel bilancio che si trova conto di un disavanzo di 7.321.844 euro. Un passivo che - nel comunicato ufficiale diramato dal partito subito dopo la Direzione - viene attribuito al "dimezzamento dei rimborsi elettorali intervenuto ad esercizio in corso", che avrebbe "condizionato negativamente" il rendiconto, ma che nelle testimonianze raccolte da 'l'Espresso' fra i funzionari del Collegio del Nazareno - sede nazionale piddina - viene attribuito alle eccessive spese di propaganda e comunicazione politica. 8.946.199 sono gli euro destinati nel 2012 alle spese elettorali, di propaganda e comunicazione politica. La stessa voce, nel 2011, prevedeva circa il doppio, 16. 312.664 euro, mentre nel 2010 era ancora più alta: 20.044.676,13. Leggermente aumentata, per contro, la spesa per manifestazioni ed eventi: 752.596 euro nel 2012, a fronte di 751.660 nel 2011. Curioso che fra gli eventi che secondo il bilancio avrebbero pesato sulle casse del partito ci sia anche un siti in davanti a Montecitorio (il 4 luglio scorso), un tipo di attività che solitamente è a costo zero. Insomma, una spending review altalenante, se si tiene conto che - nonostante l'intento di procedere a un drastico piano di rientro, dovuto alla riduzione dei contributi pubblici per 28.740.083 euro - il Partito Democratico ha messo in piedi ben 15 Feste nazionali tematiche più l'annuale Festa nazionale a Reggio Emilia ed ha sostenuto, come negli anni precedenti, l'attività delle due società controllate al 100%. Con Eventi Italia Srl - la società che provvede alla diffusione via satellite e web del canale tv "Youdem.tv" - il Pd ha un debito di 193.600, mentre con Eventi Italia Feste srl - la società che organizza eventi e manifestazioni - ha crediti per 320 mila euro e debiti per 42 mila. Ma sono partite di giro: le società sono interamente del partito, che paga se stesso. A fronte delle spese, il Partito Democratico ha messo in cassa 37.509.616 euro di contributi pubblici a vario titolo, tranche di rimborsi elettorali per le politiche 2008, le europee 2009 e le regionali 2010. 4.836.518 sono stati i contributi provenienti dai parlamentari, la "mesata" versata al partito dagli eletti Pd, come da obbligo statutario: una cifra variabile dai 42.000 annui dell'Onorevole Guido Melis ai 6.000 del collega Mario Adinolfi, e che si attesta su una media di 18.000 annui. Cifre cui si aggiungono i 3.030.323 del tesseramento, all'interno dei 3.439.040 delle elargizioni provenienti da persone fisiche e giuridiche. Ma questi denari non sono bastati, se il Partito Democratico ha dovuto stringere la cinghia, ripromettendosi di mollare le sedi superflue, come la sede in via del Tritone 169, sulla quale pesa una fideiussione di 156 mila euro e un contratto di fitto in scadenza solo a fine 2015, e se presso la Banca Popolare di Milano - della quale è stato presidente fino al 2011 Massimo Ponzellini - c'è ancora un pegno per 500 mila euro, a garanzia di un finanziamento erogato dalla Banca a favore della Società Nuove Iniziative Editoriali Spa, l'editrice del quotidiano 'l'Unità', in grave perdita. E se, soprattutto, il personale rischia la cassa integrazione: 174 dipendenti, 17 giornalisti, 13 collaboratori e un borsista. Il più alto numero di dipendenti di partito in Italia. Dal 2010 al 2011 il costo per il personale dipendente ha subito un aumento di circa 700 mila euro, per vedere poi una flessione di 133 mila euro nel 2012, durante la 'razionalizzazione' avviata dal Pd. Troppo poco, per scongiurare la Cigs e per non diffondere, fra i funzionari, un dubbio: la necessità di una spending review era nota fin da luglio 2012, perché il Partito Democratico non ha provveduto ad accantonare un fondo di garanzia per tutelare il personale? L'Italia dei Valori, ad esempio, ha accumulato un tesoretto che gli consente ancora oggi di tenere aperte le sedi anche se è rimasta fuori dal Parlamento (quindi non ha più incassi pubblici a livello nazionale). Forse i dirigenti piddini pensavano a una vittoria politica più significativa, alle elezioni del 24 e 25 febbraio, e quindi a un finanziamento maggiore a questo giro. Ma così non è andata.

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