BARATTO ANTI RENZI DI B e B, LA TOMBA DELLA POLITICA
La scelta di Marini, ormai tramontata, dà il senso dello scollamento con il Paese reale
Magari la frittata non gli riesce. Magari alla fine l’accordo tra Pierluigi Bersani e Berlusconi salta perché il Pd è una pentola a pressione pronta ad esplodere e si scoprirà che i franchi tiratori anti Marini sono molti più del previsto. Però in attesa del verdetto sul Colle, in questo spazio di attesa, due cose si possono già dire comunque andrà il terno al lotto sul Quirinale.
La prima. Lo avevamo scritto 45 giorni fa, appena dopo le elezioni. Vedrete che alla lunga lo spirito di auto-conservazione di due leader ammaccati (Bersani e Berlusconi) perché usciti da un grande pareggione elettorale, avrà la meglio su tutto il resto: moralismi d’accatto, anti berlusconismi fuori tempo massimo e anticomunismi francamente risibili. Risultato: dopo un mese e passa di manfrina e occhieggiamento ai Cinque stelle, il segretario Pd è stato costretto a tornare da Silvio per barattare un accordo quel che sia pur di restare in sella e tentare di far partire un governo di centrosinistra. Uno stallo totale, un voto anticipato o un rifiuto perenne a negoziare con il Caimano avrebbero aperto le porte ad una sua defenestrazione interna.
Lo avrebbero obbligato ad un passo indietro pro Renzi. Perché questo è il senso ultimo della scelta su Marini, comunque andrà a finire: profuma molto di accordo bipartisan per tagliare fuori dai giochi il sindaco di Firenze. Bersani in caso di voto anticipato non avrebbe più potuto correre dovendo lasciare campo al suo giovane rivale; Berlusconi al pari contro la verve del rottamatore non avrebbe avuto probabilmente scampo. Fine di una stagione. Di qui l’accordo obbligato. Riuscirà l’azzardo finale? lo vedremo tra poco.
La seconda considerazione. La scelta del vecchio alpino Marini, non votato al primo turno, dà proprio il senso dello scollamento con il paese reale. Non tanto e non solo perchè dopo un grande vecchio come Napolitano questo paese non sembra in grado che di ripartire da un altro ottantenne, ma perché un’altra volta è il precipitato di decisioni, negoziati e baratti tutti decisi nel quartierino dei palazzi romani, immaginando che l’intendenza segua senza fiatare. Peraltro Marini, persona certo pratica e di buon senso, incarna una vecchia idea di sindacalismo e di mondo del lavoro, totalmente inattuale rispetto alle dinamiche odierne e alle sfide della crisi. Conosce le imprese del fordismo che fu, frequentate in tempi difficili, quando le relazioni industriali erano per definizione concertative e monopolizzate da rappresentanze di interessi oggi superate e svuotate. Il suo è stato un mondo di ieri prima di traslocare direttamente in politica. Insomma è casta fatta e finita pure lui.
Difficile immaginare cosa possa trasmettere al paese se non la fotografia di una classe dirigente fragile, povera e impazzita. Si puntava su Amato, però troppo anti popolare, si è virato sulla sua riserva. Questo il risultato del moralismo sterile di Bersani e del cinismo scientifico del Cavaliere, riesca o meno la frittata cucinata. Nel frattempo il Pd è balcanizzato, per la gioia di Grillo che grida all’ennesimo inciucio. E il paese si sente un’altra volta preso in giro. Chapeau!
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