FRA QUIRINALE E VOTO, GRILLO FERMA IL DISSENSO NEL M5S
Sarebbe dovuto essere il giorno della resa dei conti. Il giorno della “scissione”, della nascita di un drappello di parlamentari del Movimento 5 stelle che avrebbero dovuto girare le spalle davanti al “capo”, quel Beppe Grillo che comanda e ordina tutto e tutti. Alzare le spalle e urlargli in faccia: «Caro Beppe, noi ti dobbiamo tutto, è vero. Ma noi non ci stiamo: per il bene del Paese sosterremo Pier Luigi Bersani, o chi per lui». Ecco, sarebbe questo il ragionamento che i “frondisti” avrebbero dovuto mettere sul tavolo del comico di Genova. «Ma non hanno avuto il coraggio», spiegano a Linkiesta. Tutto rimandato. A quando? «Forse presto, forse mai», mormora un insider.
Il comico di Genova riunisce i parlamentari a cinque stelle in una location vicino l’aeroporto di Fiumicino. L’incontro si svolge a Tragliata, presso la tenuta “Villa Valente, ristorante La Quiete”. Ingresso vietato ai giornalisti, bloccati all’ingresso del casale. I parlamentari del M5s sono partiti da Piazzale Flaminio alla volta della location “ignota”, dove li attendeva Beppe Grillo, che inizialmente ha preferito non rispondere ai cronisti. E questa volta niente diretta streaming. «L’incontro sarebbe cruciale in vista dei prossimi appuntamenti politici: con la diretta streaming non potremmo discutere liberamente» sottolinea un neo parlamentare.
Ecco perché, come racconta una fonte autorevole, “Beppe” li ha guardati ad uno ad uno in viso, e gli ha detto senza se senza ma: «Ormai è chiaro che si tornerà alle urne. E se tutti voi volete tornare in Parlamento, potrete farlo soltanto con il M5s e con me. Altrimenti sarete fuori dai giochi» avrebbe avvertito. Qualcuno ha bofonchiato, ma è rimasto lì: immobile, a guardare il capo. A dire il vero, come spiega a Linkiesta una senatrice che non ha partecipato al summit di oggi perché impossibilitata da problemi familiari «è vero: ci sono delle persone che possono avere dei dubbi. È anche normale visto che siamo in 160». E fra tutti gli oltre centocinquanta parlamentari almeno in venti avrebbero espresso dubbi sulla strategia politica del M5s, anche durante il colloquio con il “capo”. Ma tutto è rientrato. «Si discute, ma prevale la linea della maggioranza» sarebbe la sintesi.
Al ristorante “La Quiete” si è discusso di Quirinale, di un “governo a cinque stelle”, «ho detto a Napolitano di darci l'incarico e poi gli faremo un nome», e dei disegni di legge da portare in Aula. Grillo ha lasciato passare all’esterno, «ai giornalacci dei poteri forti», l’immagine di un “movimento” più compatto di prima: «Condivisione totale: sono gli altri, invece che si dividono». E quando qualcuno si è alzato per dire a “Beppe”, al “boss”, che l’Italia ha bisogno di un governo “anche con il Pd per il bene del Paese”, il comico di Genova ha alzato le spalle: «Non siamo noi a dare il pretesto affinché un governo non si faccia. Il governissimo tra Pd e Pdl c’è già di fatto, da un mese». Un messaggio che arriva dritto dritto nelle segrete stanze del Pd e del segretario Pier Luigi Bersani ancora convinto di poter realizzare «il governo di cambiamento» con il cinque stelle.
Il nodo Quirinale ha soltanto sfiorato la lunga discussione con i parlamentari del movimento. Un nome? «Dobbiamo arrivare calmi e sereni all'elezione del Presidente della Repubblica. Che sarà molto diversa da quella del Presidente della Camera e del Senato». Ma qualcuno a taccuini chiusi si lascia scappare: «Romano Prodi lo escluderei, ma Ferdinando Imposinato potrebbe essere....».
Il summit continua senza nessun colpo di scena. Eppure si segnalano diverse assenze. Fra queste spicca quella di Tommaso Currò, il deputato siciliano reo di aver messo in discussione la linea politica del M5s. Espulso? Macché. Currò non ha partecipato, «nessun problema, nessun acredine con il movimento», ma «per precedenti impegni ed incontri già fissati a Catania». D’altronde, fa sapere alla fine del summit la capogruppo Roberta Lombardi, «chi deciderà di votare con il Pd, vorrà dire che non sente più gli impegni stringenti alla base del Movimento e quindi sarà lui stesso a decidere di uscire. Non ci saranno espulsioni, nessuno sarà cacciato». Sarà vero?
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