Direzione Pd: la leadership di Bersani traballa
I giovani turchi scaricano Pier. Se si torna al voto lui non sarà il candidato premier. Dopo Renzi spunta Rossi.
Presenterà i punti programmatici sui quali chiedere la fiducia in parlamento. Se Beppe Grillo ci sta, bene. Se no, si vada al voto al più presto. Lui, dirà Pier Luigi Bersani davanti al parlamentino del Partito democratico, non è disponibile ad altre soluzioni. Né a governissimi con il Pdl, né a governi tecnici o del presidente. «Non sono un uomo per tutte le stagioni, se non sta bene la mia linea, avanti un altro».
IL NODO DELLA DIREZIONE PD. Questo, suppergiù, è il discorso che il segretario del Pd intende fare mercoledì 6 marzo alla direzione del partito. Chiedendo, probabilmente con un voto, la fiducia dei suoi su un mandato che non contempla molte soluzioni: o un governo presieduto dallo stesso Bersani, con una maggioranza che si trova in parlamento, guardando al Movimento 5 stelle, o il voto. Ipotesi, quest’ultima, che prevede sia ancora lui a ricandidarsi premier.
I giovani turchi scaricano il segretario
Una posizione che, però, non è condivisa da tutto il partito. Ed è molto probabile che mercoledì i nodi verranno al pettine, con una discussione vera. A meno che prima di allora non si trovi un compromesso che per il momento non si vede.
PRIMARIE O CONGRESSO PER LA LEADERSHIP. Persino i giovani turchi, la pattuglia di 30enni cresciuti con la segreteria di Bersani, stavolta non sono del tutto in linea con il leader. Sono d’accordo a tentare con Grillo e a rifiutare un esecutivo con il Pdl. Ma se si va al voto, ha precisato Matteo Orfini in una discussione su Twitter, non è affatto scontato che il candidato premier sia Bersani. Se si torna alle urne a breve, è il ragionamento, si facciano le primarie per la scelta del candidato premier. Se, invece, si va l’anno prossimo, allora si può fare anche il congresso.
In ogni caso, Bersani ha già avuto la sua occasione. Al prossimo giro tocca a un altro. E il nome potrebbe essere quello di Enrico Rossi, governatore della Toscana.
D'Alema e Fioroni lasciano aperta ogni ipotesi
Un’altra linea che potrebbe emergere mercoledì in direzione è poi quella rappresentata da Massimo D’Alema, ma anche da Beppe Fioroni. Per i quali non si può escludere a priori nessuna ipotesi. Compreso un governassimo con il Pdl, anche se ufficialmente tutti lo smentiscono.
GENTILONI: «NO AGLI ULTIMATUM». A contestare l’ultimatum di Bersani sarà poi la pattuglia ex veltroniana, con Paolo Gentiloni in testa. Va bene tentare la strada di una maggioranza parlamentare con Grillo, è la loro posizione, ma è sbagliato porre ultimatum. Non si può dire: «O questo o niente».
LA PALLA A NAPOLITANO. Se quel tentativo dovesse fallire, diranno a Bersani, occorre rimettere la palla nelle mani del presidente della Repubblica, chiedendogli che tenti ogni strada possibile per formare un governo ed evitare elezioni a breve. Insomma, proporranno un super-incarico a Giorgio Napolitano, sostenuto da tutto il partito. Una sorta di mandato in bianco.
Su questa posizione sono anche i parlamentari renziani. Anche perché se si vota subito, potrebbe ripresentarsi Bersani. Mentre fra un anno, la strada del sindaco di Firenze alla premiership sarà in discesa.
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