I PAESI CHE T'INSEGNANO L'ODIO A SCUOLA

Palestina e Israele, la guerra è anche sui libri Il Guardian ci parla dei libri di testo usati dagli alunni palestinesi ed israeliani i quali sono stati scritti omettendo la storia della controparte portando i giovani ad un’educazione che presenta la propria terra in modo distorto, senza cioè che venga presa in considerazione anche solo la presenza della controparte. IL CONFINE - Solo il quattro per cento delle mappe presenti nei libri di testo palestinesi presenta la “linea verde”, ovvero la demarcazione che indica il “confine” tra i territori ed Israele. Sei mappe su 10 non contemplano alcun confine ed un altro terzo mostra la linea ma evita di scrivere sul territorio della controparte il nome “Israele”. Nel 76 per cento dei libri di testo del paese ebraico invece non sono stati mai mostrati confini tra territori palestinesi ed Israele e manca qualsiasi riferimento alla controparte. CIRCOSTANZA COMICA - Ciò significa che gli studenti vengono portati ad ignorare quella che è la realtà in cui sono inseriti. La circostanza è stata studiata dalla ricerca “vittime della nostra storia” la quale ha analizzato la questione. Bruce Wexler, professore di psichiatria alla Yale University ha definito la circostanza “comica” in quanto si descrive la “fantasia”. Quantomeno manca sui testi qualsiasi demonizzazione dell’altro, contrariamente a quanto si sostiene nella vulgata normale. Lo studio ha analizzato 3 mila tra testi, illustrazioni e mappe ed ha portato a quattro conclusioni. NESSUNA UMILIAZIONE - Intanto, come detto, è difficilissimo trovare qualche attacco denigratorio tra le parti. Un libro israeliano non umilia i palestinesi e la stessa cosa avviene anche a parti invertite. In entrambi i Paesi i libri ricostruiscono una narrativa estremamente di parte che mostra l’altro come un nemico, manca qualsiasi approfondimento sulle rispettive culture e religioni. Infine l’altro viene presentato in maniera negativa sopratutto nei testi palestinesi ed in quelli destinati agli ebrei ortodossi mentre ciò avviene in misura minore nei testi standard israeliani. SEI ACCUSE IN DIECIMILA PAGINE - Il 90 per cento dei ragazzi palestinesi studia su testi prodotti dall’Autorità nazionale. La stessa cosa avviene per le scuole degli ultraortodossi. Esclusi invece dallo studio i testi in arabo curati dal ministero israeliano dell’istruzione. Lo studio risponde così alle accuse rivolte da ambo le parti relative all’insegnamento della violenza ed alla demonizzazione dell’altro. Nelle 9,964 pagine di libri palestinesi analizzate sono state rinvenute solo sei “accuse” infamanti nei confronti degli ebrei. NIENTE DI STRAORDINARIO - Eppure, spiega Wexler, i testi raccontano una storia del tutto viziata da caratteri nazionalistici dove l’altro viene descritto come un qualcuno da dominare. La propria parte viene descritta sempre in termini positivi mentre non viene presentata la cultura del “nemico”. Ma questo -conclude Wexler- non rappresenta una sorpresa per tutti coloro che hanno studiato l’istruzione nelle aree di conflitto. Non parliamo di storie false ma solo di una realtà di parte raccontata in quel modo, senza che vengano fornite informazioni utili per capire cosa sia l’altro mondo. Stefano Carluccio

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