QUAL E' IL PROGRAMMA ECONOMICO PIU' CONVINCENTE?
In questa gazzarra di campagna elettorale, quali sono i criteri con cui dovremmo scegliere a chi affidare il nostro futuro? Al centro di tutto l'economia. Indicazioni utili.
Dopo un anno e mezzo drammatico sotto il profilo economico e finanziario ci accingiamo ad affrontare una delle elezioni politiche più importanti e decisive per le sorti del nostro paese del dopo guerra. C'è tuttavia un aspetto davvero sorprendente che lascia attoniti: tutti o quasi sembrano aver dimenticato, da un lato quello che è successo negli ultimi 18 mesi e dall'altro qual è la rilevanza della posta in gioco.
E così, come in un grande bazar in cui la concorrenza si fa sempre più spietata, i cacciatori di voti, per accaparrarsi i clienti, si affannano a lanciare offerte mirabolanti e gli elettori si concentrano ad ascoltare chi presenta l'offerta più rispondente alle loro sensibilità.
Ed ecco il punto chiave: visto che il paese, nonostante l'abbassamento dello spread, ascrivibile essenzialmente all'unico vero protagonista positivo di questa fase assai critica della storia europea e cioè il governatore della Bce, resta un malato molto grave, quali sono i criteri con cui dovremmo scegliere a chi affidare il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli?
Innanzitutto, se si tiene conto che la vera posta in gioco è la salvezza del paese, è evidente che ora più che mai, sarebbe sommamente opportuno concentrarsi sui programmi economici dei singoli partiti o delle coalizioni in campo e cioè sulla terapia che ci propongono per sconfiggere la malattia molto grave da cui siamo afflitti; evitando di commettere il fatale errore di orientarsi sulla base di simpatie personali percepite dalle capacità oratorie, dagli spot elettorali estemporanei o dai puri e pregiudiziali orientamenti ideologici (da un lato il partito del big-government e dall'altro quello del liberismo sfrenato che combatte lo stato rapace).
Ciò premesso, dato il contesto di riferimento, analizziamo quali sono i criteri che dovremmo seguire per scegliere il programma più convincente e che presenta quindi un progetto di rilancio del paese impegnativo, intelligente, ampio, innovativo, articolato, ben strutturato, credibile, di lungo respiro e capace di iniettare da subito dosi massicce di fiducia nel futuro.
Seguendo questa logica un principio di base da non trascurare è che dobbiamo diffidare delle ricette che tendono unicamente a prospettare le cure che più piacciono al paziente e cercare di individuare quelle che presentano il miglior rapporto utilità attesa/sostenibilità. A tal fine vediamo di stabilire i criteri guida.
- Il primo criterio da verificare è: il programma affronta in modo serio il problema che ha generato la nostra crisi e cioè l'eccesso di debito pubblico, senza la rimozione del quale permarrebbe il principale fattore invalidante rappresentato dalla vulnerabilità finanziaria e dagli elementi negativi ad esso correlati (estrema difficoltà di accesso al credito, drastico ridimensionamento di investimenti pubblici e privati, sostanziale assenza di margini di manovra nella gestione del bilancio pubblico, pressione fiscale asfissiante)?
- Il secondo criterio è: l'Italia dal 2008 ad oggi ha perso 7 punti di PIL (100 miliardi di Euro) che rappresenta la vera causa della creazione dell'eccesso di debito (400 miliardi), e l'unico anticorpo per uscire dalla crisi consiste nel ritrovare un robusto e solido percorso di crescita (+2% medio all'anno); sono prospettati validi interventi in termini di efficacia, per riuscire a realizzare questo obiettivo in tempi ragionevolmente brevi e comunque non in modo vago e generico?
- Il terzo criterio è: il nostro paese ha un bisogno disperato di migliorare il proprio ambiente civile ed economico di riferimento per potenziare il motore del proprio sviluppo; a tal fine viene prospettato un piano di riforme (tav. 1), declinato chiaramente nelle sue modalità di implementazione temporale e adeguatamente supportato dalle risorse necessarie alla loro applicazione concreta ed efficace?
Dopo aver dato un giudizio su questi fattori cruciali per stabilire quello che presenta un adeguato livello di credibilità occorre diffidare comunque:
- di tutti i piani che prospettano di ridurre lo stock di debito accumulato in misura adeguata e in archi temporali brevi (5 -10 anni) con le vendite di patrimonio immobiliare o mobiliare; non esistono le condizioni di mercato per realizzare simili progetti se non in misura del tutto marginale (vedi articolo pubblicato su Globalist.it "L'interesse per la proposta Amato-Bassanini" del 13/08/2012 e "Fermare il declino: come?" del 01/02/2013);
- di tutti i piani che basano il rilancio del nostro paese su un allentamento dei criteri europei di gestione dei bilanci pubblici, sull'emissione di Eurobond o altre forme di mutualizzazione dei debiti, oppure sull'attribuzione della funzione alla Bce quale prestatore di ultima istanza e cioè su una monetizzazione dei debiti pubblici; si tratta di pie illusioni del tutto irrealizzabili nell'attuale situazione (vedi articolo "Gli Eurobonds sono una soluzione? Le ragioni dei favorevoli e dei contrari" del 28/05/2012- Globalist.it);
- di tutti i piani che basano la possibilità di ridurre la pressione fiscale in misura tangibile, nel breve tempo, attraverso la riduzione massiccia di spesa pubblica corrente; anche se auspicabile, questa strada è per molti versi di difficilissima praticabilità e comunque non produttiva in correlazione agli obiettivi strategici attualmente ineludibili (vedi articolo pubblicato su Globalist.it "La terapia d'urto di Confindustria" del 29/01/2013).
Se tutte queste considerazioni fossero fondate (e chi scrive non ha dubbi a riguardo) dopo aver esaminato i programmi economici delle formazioni in campo si comprende chi sarà il vero vincitore delle prossime elezioni: LA CRISI. Una visione certamente assai poco incoraggiante ma probabilmente molto realistica.
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