Oscar Pistorius, l'eroe rinnegato dalla Nike. Era successo con Armstrong, Michael Vick, Tiger Woods, Joe Paterno
Combattimenti tra cani, bugie, doping, scandali sessuali ed ora un'accusa di omicidio: l'azienda di abbigliamento sportivo Nike ha visto cadere negli ultimi anni alcuni dai suoi eroi, improvvisamente diventati umani. Difficilmente le sue vendite caleranno per questo, nè smetterà di essere uno dei 30 marchi più potenti del mondo, ma la Nike si sta specializzando nel gestire le crisi per colpa degli scandali delle sue stelle.
L'ultima riguarda l'atleta sudafricano Oscar Pistorius. "Facciamo le nostre condoglianze alle famiglie colpite da questo tragico incidente", ha spiegato la Nike dopo aver saputo giovedì della detenzione di Pistorius, l'eroe paralimpico ed olimpico che ha ridotto i limiti tra l'impossibile ed il possibile e che ora deve rispondere in Sudafrica all'accusa di omicidio della sua fidanzata. Il marchio statunitense di base a Beaverton, in Oregon, ha già ritirato gli spot dell'atleta in Sudafrica, come quello della pagina web del corridore che diceva 'Sono la pallottola in canna'.
Nonostante non ci sia sentenza, la Nike ha già segnato la distanza con "Blade Runner", e allo stesso modo fece l'anno scorso con l'ex ciclista Lance Armstrong, una volta dimostrato che aveva mentito durante la sua corsa e che si era dopato per vincere i suoi sette Tour de France. La Nike si allontanò da Armstrong, come fece già nel 2007 con Marion Jones che, come il ciclista, era diventata la migliore atleta femminile della storia con l'aiuto di sostanze proibite.
E' stata in prigione nel 2007 anche la stella del football americano, Michael Vick, per lo strano scandalo di organizzare combattimenti tra cani.
Nel 2009, la nota marca di abbigliamento ha affrontato un'altra sfida: il suo ragazzo d'oro, il golfista Tiger Woods, il primo genio nero del green, il giovane attraente che ha abbattuto le barriere razziali, si sgretolò. Un incidente portò alla scoperta di un scandalo sessuale, che portò il golfista ad ammettere i suoi multipli rapporti extramatrimoniali. In quel caso, la Nike non ruppe con Woods, ma usò lo scandalo come forma per vendere la 'redenzione'.
"Quando avrà finito la sua carriera, queste rivelazioni saranno considerate come un aneddoto", ha detto allora il capo e fondatore di Nike, Phil Knight. Poco dopo, il marchio del 'baffo' emise un annuncio con un'immagine di Woods in bianco e nero e la voce di suo padre morto che gli domandava se aveva imparato dagli errori.
Nel 2011, Joe Paterno, il mitico allenatore di football americano dell'Università di Penn State, fu licenziato dalla scuola dopo che un'indagine di polizia svelò che aveva nascosto l'abuso su un minore, commesso dal suo assistente Jerry Sandusky.
"Gli sportivi sono esseri umani e commettono errori, ma pensiamo ancora che ispirano la gente", ha detto la portavoce della Nike Mary Remuzzi, secondo 'The Wall Street Journal'. Nonostante la caduta degli eroi, non sembra che Nike cambi la filosofia di legare il proprio nome a quello di grandi atleti, a quello di grandi storie, una politica che è iniziata con il giocatore di basket, Michael Jordan, 30 anni fa.
Stefano Carluccio
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