Il videogioco? E' una forma d'arte
Lo dice il MoMa di New York, che da marzo metterà in mostra, nella sezione del museo dedicata al design, 14 videogame selezionati tra i più significativi per l'immaginario popolare. Dal celebre Pac-Man anni Ottanta ai giochi che fanno impazzire i ragazzi (e gli adulti) di oggi
I videogame sono entrati nella storia. Più precisamente nella storia dell'arte. A rendere Pac-Man, Tetris o The Sims oggetti di design è stato il MoMA, ancora una volta all'avanguardia nel definire i confini dell'arte contemporanea. Paola Antonelli, italianissima responsabile dei settori dedicati al design e all'architettura del Museum of Modern Art di New York, non ha dubbi: i video games sono arte. «I giochi selezionati sono esempi eccezionali di interaction design», spiega la curatrice: «Un campo che il MoMA ha già esplorato e collezionato estensivamente, oltre che una delle forme più importanti e discusse della creatività nel design contemporaneo».
I primi quattordici videogame prescelti saranno spiegati e messi in mostra a partire da marzo nella galleria del museo dedicata all'architetto Philip Johnson. "L'artisticità" dei giochi è valutata sotto tutti gli aspetti: l'estetica, l'uso dello spazio, il tempo, il comportamento del giocatore, i ruoli e gli effetti emotivi sugli utenti. Questa prima selezione di videogiochi, in una collezione che prevede già di arrivare a 40 esemplari, racconta l'evoluzione del genere: «Come per tutti gli altri oggetti di design del MoMA, dai poster alle sedie, dai font alle macchine» racconta Antonelli «i curatori hanno cercato una combinazione fra la rilevanza storica e culturale, l'espressione estetica, l'uso e la struttura, l'approccio innovativo alla tecnologia e al comportamento del giocatore, e una sintesi fortunata di materiali e tecniche per ottenere il risultato sperato». Si parte dal 1980, con Pac-Man, per passare agli anni '90 di Another World, Myst, SimCity, e infine al nuovo millennio tra Katamari Damacy, EVE Online, Portal, flOw, Passage e Canabalt.
Video games più o meno noti, ma sicuramente scenari e dinamiche che hanno cambiato l'immaginario di milioni di ragazzi. Il MoMA ha deciso di conservarli, chiedendo alle case produttrici una copia del software originale di ogni gioco insieme all'hardware con cui veniva comunemente utilizzato. «Per preservare i video games vorremmo anche acquisire il codice sorgente nel linguaggio in cui sono stati scritti, in modo da tramandarlo al futuro qualora il supporto diventasse obsoleto. Ma non è facile». A designer, autori e programmatori è stato chiesto di mostrare l'evoluzione delle loro creazioni. Solo per alcuni video games infatti si potranno giocare interi episodi durante l'esposizione. Altri, più lunghi o complessi, saranno raccontati con testi e immagini, attraverso dei brevi video-demo che sono in corso di preparazione. In attesa di vedere al MoMA anche Super Mario Bros (è ovviamente in cima alla lista delle prossime acquisizioni) ecco le immagini dei primi vintage-games a cui si potrà giocare nel centro di New York.
Stefano Carluccio
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