LeBron James, l’uomo dei record
LeBron James è l’uomo dei record. Il più forte giocatore del basket mondiale ha stabilito ieri sera l’ennesimo primato: LBJ è diventato il più giovane cestista della NBA a realizzare 20 mila punti. Un traguardo che evidenzia la costante crescita dell’unico credibile erede di Sua Maestà il basket, Michael Jordan.
NUOVO RECORD - Mercoledì 16 gennaio è stata una data storica per la lega professionista della pallacanestro statunitense, la National Basket Association, più nota nel mondo con l’acronimo NBA. Il giocatore più forte tra i cestisti che calcano i parquet statunitensi, LeBron James, ha inanellato ancora due nuovi record, dei già tanti che gli appartengono. Con i 25 punti realizzati nella facile vittoria del suo team, i Miami Heat, nella partita contro Golden State Warrios, la stella di Akron, Ohio, ha superato i 20 mila punti realizzati nella sua carriera professionistica. Un traguardo conseguito a soli 28 anni e 17 giorni – LBJ è nato il 30 dicembre del 1984 -, un età che rende James il più giovane giocatore a superare questo prestigioso traguardo. The Chosen One, il Prescelto, il nickname che l’accompagna da inizio carriera, ha dunque ancora una volta confermato le attese. Il precedente detentore del record era la stella dei Los Angeles Lakers, Kobe Bryant, che era riuscito ad ammassare un simile ammontare stellare di punti a 29 anni e 122 giorni. Fino ai 20 mila punti l’uomo dei record è sempre la stella degli Heat: primo a superare i mille, a soli 19 anni, così come sempre il primo a sorpassare quota 5, 10 e 15 mila. Primati che rivelano la continua crescita del giocatore, ormai affermatosi in tutta la sua classe dopo l’agognata conquista del titolo, arrivata l’anno scorso nella finale che ha opposto Miami agli Oklahoma City Thunders.
Il nuovo traguardo è stato centrato da James prima dell’intervallo, ma le celebrazioni sono arrivate solo dopo la conclusione della partita contro Golden State. L’ala di Miami ha rimarcato come il record “significhi tutto, davvero tanto. Prima di tutto mostra che sono rimasto in forma. Essere sul campo e fare quello che amo fare, adoro il basket e cerco di dare tutto a questo sport. E ho la speranza che il basket continui a dare così tanto anche a me”.
GIOCATORE TOTALE - Parole piuttosto contenute e riconoscenti, subito ritwittate sul suo seguitissimo profilo – quasi 7 milioni di follower – che evidenziano la nuova maturità raggiunta da King James. La stella degli Heat ieri sera ha poi raggiunto un altro grande traguardo,superando la soglia dei 5 mila assist. In questo caso nessun primato personale, ma la conferma della completezza totale del giocatore, capace di segnare come una guardia, distribuire assistenze decisive per il punto come un creativo playmaker, e prendere rimbalzi sotto canestro come un arcigno pivot. Qualità che rendono LBJ King James, il re del basket, per lo meno contemporaneo. Come evidenziato anche nel recente torneo olimpico, vinto per l’ennesima volta dal Dream Team americano, la stella di Miami è il più forte giocatore al mondo, una leadership conquistata a colpi di canestri, assist e rimbalzi che lo rendono più che un uomo squadra una squadra fatta giocatore. Nei vertici del basket americano nessun team può contare su un singolo atleta capace di essere così performante in tutti i colpi fondamentali della pallacanestro. Devastante come pochi altri in attacco, James è unico per capacità difensive e creatività nello sfornare assist, tanto che nella stessa Miami è difficile capire quale sia effettivamente il suo ruolo, visto che di solito inizia l’azione, la conclude o fa ripartire la squadra in rapidi contropiedi grazie ai palloni che strappa in difesa. In questo senso le specificità di LeBron James rendono difficili i paragoni con i grandissimi del passato. Benché inferiore senza alcun dubbio, nonostante la discussione nata qualche anno fa, Kobe Bryant poteva essere paragonato per più di un aspetto a Michael Jordan, il giocatore finora, a ragione, come il più grande di sempre.
UNICO NEL GENERE – Trovare similitudini è invece molto più difficile invece per LeBron James, atleta che ha fatto della sua completezza la sua forza ed unicità. A 28 anni il Prescelto sfodera numeri che neanche il più grande giocatore di sempre, Michael Jordan, aveva. Una delle regole sacre del basket contemporaneo è non mettere mai in discussione la supremazia assoluta di MJ, come ben sa Kobe Bryant. A 28 anni Michael Jordan ha vinto il suo primo titolo al suo primo tentativo in finale, dopo aver conquistato un titolo di Mvp della lega. LeBron ha già tre finali alle spalle, e lo stesso numero di riconoscimento come miglior giocatore della Nba. Nei primi playoff vittoriosi della sua carriera il Prescelto ha realizzato una media di 30.3 punti, 9.7 rimbalzi e 5.6 assist. Jordan ha sempre fatto più di 30 punti nelle sue ultime dodici post season, ma non ha mai fatto più di otto rimbalzi di media. Nel settore delle triple doppie, più di 10 punti a canestro, e doppia cifra per assist e rimbalzi il simbolo della completezza di un cestista, LBJ già ora supera nettamente Jordan. Il vero distacco con il campionissimo del basket di ogni tempo rimane ovviamente la netta differenza nel traguardo più importante, ovvero la conquista del titolo NBA. L’anello al dito del Prescelto è finora solo uno, mentre MJ ne ha accumulati ben 6, pur con un’interruzione all’apice della sua carriera, dopo aver praticamente conquistato le finali da solo. La leggendaria ultima partita di Jordan, l’ultimo minuto contro gli Utah Jazz nel 1998, rimane per James un risultato probabilmente ineguagliabile, anche se nel suo piccolo, se perdonate l’ardito paragone, qualcosa di simile Lbj l’ha già mostrato. La tripla e poi la successiva schiacciata a canestro dopo aver disorientato l’intera difesa hanno deciso la finale olimpica del 2012, garantendo agli Usa un non scontato titolo contro una Spagna in grandissima forma.
RINASCITA CONTINUA - L’ascesa al vertice di LBJ è iniziata dopo un fallimento, affogato nell’amarezza dell’American Airlines Arena di Miami. E’ la sera del 12 giugno 2011 e gli Heat hanno appena perso la finale contro gli sfavoriti Dallas Mavericks. La squadra texana, guidata da un superbo Dirk Nowitizki, e graziata dallo splendido canto del cigno di alcuni vecchi campioni come Jason Kidd, conquista il titolo alle spese dei presuntuosi Heatles. La squadra che ha riunito tre superstar della lega, lo stesso James, più Chris Bosh e l’eroe locale Dwayne Wade, fallisce al primo tentativo la conquista del titolo. Sul banco degli accusati c’è LeBron James, ed a ragione. Dopo essere diventatolo lo sportivo più odiato d’America con la “baracconata” del trasferimento a Miami, condito da una frase arrogante sui suoi “talenti” da portare in Florida che diventa oggetto di scherno per mesi e mesi, il Prescelto sfodera una controprestazione memorabile. Da allora, da quella calda serata di giugno di ormai più di un anno e mezzo fa, James subisce una profonda trasformazione. Più umile, più concentrato, LBJ appare diverso sia fuori dal campo che sul parquet, dove diventa se possibile ancora più completo, giocando maggiormente al servizio della squadra e prendendosi tiri importanti nei momenti decisivi. Il titolo 2012 è il definitivo suggello della classe infinita di James, visto che le altre superstar degli Heat, Wade e Bosh, svolgono ruolo importanti, ma marginali. Se Miami soffrì la prolungata assenza del lungo proveniente da Toronto durante i playoff, senza LBJ la squadra semplicemente non sarebbe competitiva per il vertice assoluto della lega. Anche nel corso di questa stagione James ha proseguito nel mostrare prestazioni di altissimo livello. Finora il Prescelto ha realizzato 26 punti di media a partita, un po’ sotto la sua media in carriera di 27,2, ma ha migliorato le sue performance negli assist e nei rimbalzi, evidenziando così ancora di più la sua completezza.
TRAGUARDI DA SOGNO - Dopo aver realizzato il primato dei 20 mila punti il prossimo vero obiettivo per James sono i 30.000 punti, sorpassati qualche mese fa da Kobe Bryyant. La vera sfida per il Prescelto sarà però il raggiungimento del record assoluto di Kareem Abdul-Jabbar, arrivato a quota 38.387. Un’impresa assai ardua,ma per i calcoli già fatti dalla più importante Tv sportiva americana, Espn, il compito è sì difficile ma non completamente impossibile . Se il Prescelto dovesse tenere una media di 25 punti a partita, giocando 75 gare all’anno, arriverebbe al primato assoluto nella stagione 2022/23, tra esattamente 10 anni. Avrebbe 38 anni, un’età assai avanzata ma piuttosto comune tra i big della Nba. Relativamente più facile, quantomeno per il lasso temporale, e sicuramente più ambito dallo stesso James, è il record dei sei titoli che appartiene a Michael Jordan. La stagione degli Heat finora non è stata certo una marcia trionfale, ma la debolezza della loro Conference, la Est, ha permesso al team di James e Wade di guidare la classifica “parziale”. Nella Nba gli Heat sono quarti, dietro a tre squadre della Western Conference, gli Oklahoma City Thunders, i Clippers di Los Angeles e i San Antonio Spurs. E’ probabile che la prossima finale della lega sarà tra gli stessi Miami e una di queste fortissime squadre dell’Ovest. A meno di una ripresa clamorosa nella parte finale della stagione James e compagni partiranno con lo svantaggio del fattore campo, ma questo è un problema relativo nel basket americano. Il secondo titolo però è sicuramente la meta più desiderata dal Prescelto, che così potrà affermare in modo ancora più indisputabile la sua supremazia assoluta nella pallacanestro contemporanea. Il miglior giocatore della Nba è King James, ma più che i record individuai contano i titoli di squadra.
Stefano Carluccio
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