Quanto allappa la Gialappa!

Per cortesia zittiteli, chiudeteli in uno sgabuzzino -con pane e acqua in abbondanza, s’intende-, annodate loro le corde vocali oppure offrite a questi ex ragazzi una vacanza all’estero, dove possano svagarsi senza fare troppo danno. Perché così, attenzione autori di Italia1, non si potrà andare troppo avanti. Non è neanche un pizzico divertente, infatti, il contributo che i tre signori della Gialappa’s band danno alla nuova edizione de “Le iene” -la domenica sera, dalle 20.25 fino alla mezzanotte maledettamente passata-. Parlano, parlano e straparlano, questi soloni dello sghignazzo goliardico, e altro non fanno che intralciare il flusso del programma. L’altra sera, per dire, Ilary Blasi ha iniziato la prima puntata dicendo che non era sola in studio. Un modo come un altro, d’accordo non originalissimo, di introdurre il neo compagno di lavoro Teo Mammucari. Ma alla Gialappa’s band no, non andava bene: doveva subito far vedere che era supersimpa, e così ha chiosato ebbra di sé: «Non sei sola, Ilary, ma male accompagnata sì!!!». Che messa lì in qualche Bagaglino della vecchia tv, poteva anche starci come battuta. Ma in bocca a tre persone che hanno contribuito, in passato, alla trasformazione dell’intrattenimento sul petit schermò, mette un mare di malinconia. Forse, viene addirittura da pensare, non aveva tutti i torti chi negli ultimi tempi ha fatto abbassare la saracinesca a questa bottega del sorriso; forse, è il caso pure di aggiungere, tale è il prezzo per aver ripetuto lo stesso schema per anni e anni, riducendosi infine alla parodia delle proprie stesse parodie. Resta il fatto che “Le iene”, sotto il fuoco amico di questo cicaleccio, stentano a trovare ritmo e brillantezza. Anche perché lo stesso mister Mammucari -perfetto in quanto a disinvoltura e antipaticheria- deve ancora liberarsi del suo lato peggiore: quello che lo spinge in diretta a raccontare barzellette tipo «Sono uscito con una ragazza che puzzava. Le ho chiesto “Ma che profumo usi?”. E lei: “Biancaneve e i sette nani”. E io: “Beh, mi sa che uno dei nani dev’essere morto…”». Materia che poco aggiunge, anzi qualcosa narrativamente toglie, all’impianto inchiestistico del programma, peraltro supportato adesso da una piccola ma eccellente idea per ricollocare al giusto posto le cosiddette Very Important Persons: scagliare, cioè, un gruppuscolo di finti ultrà contro le Patrizie Pellegrino di turno, e inchiodarle con cori del genere: «Un ritocco di qui/un ritocco di là/non ti riconosce neppure papà!». Semplice, feroce, e rappresentativo nella sua essenza becera dell’Italia 2013 Stefano Carluccio

Commenti

Post più popolari