TERREMOTO GARFAGNANA:PERCHE' L'ITALIA TREMA?
La storia geologica del Belpaese spiega come mai i recenti sismi non dovrebbero stupirci
La scossa sismica del 4,8 grado della scala Richter che ha colpito nel pomeriggio la zona di Lucca con ripercussioni nella zona della Garfagnana ed in tutto il nord Italia, Milano compresa, ha gettato nel panico oltre metà del Paese.
CLASSICO TERREMOTO APPENNINICO - Ed ora gli abitanti della zona sono costretti ad attendere lo sviluppo dello sciame sismico, già partito subito dopo la prima importante scossa con magnitudo intorno a 2. “La scossa è arrivata senza pravviso senza scosse più leggere”, ha spiegato Alessandro Amato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha aggiunto: “E’ un classico terremoto appenninico, medio-forte, abbastanza superficiale avendo profondità di 15 chilometri”. Il sisma poi avrebbe colpito una delle zone più sismiche d’Italia, la Garfagnana, già devastata nel 1920 da un terremoto superiore ai 6,5 gradi.
IL SISMA DELLA MATTINATA - Come detto, la scossa è stata avvertita in tutto il centro-nord fino a Milano, in particolar modo ai piani alti degli edifici. Tuttavia, nonostante l’allarme e le chiamate al 118, non è stato segnalato alcun danno. E dire che la giornata si è aperta con la notizia di un altro terremoto, avvenuto alle 5.27 del mattino nella zona de L’Aquila con un’intensità di 2,9 gradi della scala Richter, a dimostrazione del fatto che specie nel nostro Paese non ci si può mai sentire al sicuro dato l’elevato rischio sismico della penisola, caratterizzata negli ultimi secoli da decine di terremoti, spesso devastanti.
LA FAGLIA GLORIA - Tutto parte dalla peculiarità del bacino Mediterraneo, caratterizzato dallo scontro continuo, a livello geologico, tra Europa ed Africa. Parliamo ad esempio della “Faglia Gloria”, una spaccatura della crosta terrestre e che parte dalle isole Azzorre per dirigersi verso Gibilterra. Sulla ricca si trasforma in una fascia di deformazione che prosegue verso la Sicilia, disegna un arco intorno alla Calabria, risale per gli Appennini fino alle Alpi per poi scendere lungo la Croazia, l’Albania e la Grecia. Tale linea interessa le montagne del nostro Paese, dall’Aspromonte alle Dolomite. Sono tutte unite e questo dimostra l’effetto della linea e dello scontro tra Africa ed Europa.
QUANTI TERREMOTI - Le nostre montagne nacquero 100 milioni di anni fa a causa della penetrazione sotto terra della placca africana rispetto a quella europea. Il contatto portò alla nascita del bacino ligure provenzale e del Tirreno meridionale. Per l’ex direttore dell’Ingv, Enzo Boschi, dal 1450 ad oggi sono avvenuti circa 4000 terremoti dall’intensità minima del quinto grado della Scala Mercalli mentre in generale parliamo di oltre 30 mila scosse. Di questi, 560 sono stati forti, fortissimi o catastrofici, ovvero nell’ordine di almeno l’ottavo grado della scala Mercalli.
VULCANI SOTTOMARINI - Prendiamo in considerazione la micro-placca adriatica, ovvero quella “spada” che s’incunea verso l’Europa e che preme a causa del movimento antiorario con le alpi friulane e venete sollevando le montagne. Per questo motivo possono scatenarsi gravi terremoti come quello del Friuli nel 1976. Il bacino tirrenico invece è caratterizzato da faglie normali, ovvero che tendono ad allontanarsi. Ciò ha portato all’apertura delle faglie con risalita di magma e nascita dei vulcani sottomarini del Tirreno, tra i quali ricordiamo il Marsili. Quest’espansione però spinge gli Appennini verso nord-est, cozzando con la micro-placca adriatica che s’infila verso sud-ovest con un’inclinazione di 45 gradi. Ed è per questo che ci sono terremoti nella Pianura Padana orientale.
SCONTRO TRA FAGLIE - Ad ogni terremoto nella Penisola, poi, le montagne si sollevano leggermente mentre le valli, impostate su faglie, si abbassano in risposta a questo movimento. Una seconda serie di faglie si sviluppa perpendicolarmente impostando su di sé i corsi d’acqua e le vie di comunicazione. Ciò porta i centri abitati a trovarsi su una, due o peggio ancora tre faglie. Lo scontro delle suddette crea dei terremoti medio forti sviluppati a grande profondità nella zona dell’Umbria e delle Marche mentre in Abruzzo sono più violenti e superficiali (vedi il sisma de l’Aquila dell’aprile 2009).
IL PERICOLO STRETTO DI MESSINA - In Calabria invece c’è una struttura ad arco-fossa. Abbiamo il Tirreno che è un bacino estensionale, un arco vulcanico che va dal Vesuvio all’Etna ed una fossa in cui la placca adriatica va sotto all’europea. Però qui affonda con un’inclinazione maggiore così che i terremoti sono più profondi, nell’ordine dei 70 chilometri. Qui la catena appenninica si “piega” seguendo la forma della Calabria fino ad arrivare all’orientamento della Sicilia. Ciò però porta ad avere una zona più “debole”e questa è lo Stretto di Messina.
SARDEGNA TRANQUILLA - I peggiori terremoti della storia d’Italia sono avvenuti proprio in questa zona, ad una profondità di massimo 15 chilometri. La micro-zolla africana si’infila sotto l’Appennino calabro spingendo con forza creando rotture nelle faglie di confine: la prima tra Sila e Pollino, la seconda da Malta all’Etna, la terza dall’Africa alle coste calabre. Infine vi siete mai chiesti perché in Sardegna non ci sono terremoti? Perché è posta sulla crosta europea in una zona perfettamente stabile. Altra zona tranquilla il Salento, che fa parte della placca africana, poco sismico perché presente in una zona ancora indeformata dalla spinta della micro-zolla adriatica.
Stefano Carluccio
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