LA TRAGEDIA DEL SOGNO CURDO
La trattativa di pace con la Turchia è in pericolo e in milioni sperano ancora
La questione curda è ancora aperta, più di 30 milioni di persone non hanno uno Stato. Un dato che consegna loro il primato del popolo più grande del mondo che non ha una bandiera.
IL CASO – La Turchia è la patria per circà la metà dei curdi, i restanti si dividono tra Iraq, Siria, Iran, Armenia e Azerbaigian. Nessuno dei paesi ospitanti muove un dito per promuovere l’indipendenza curda perché questo li costringerebbe a rilasciare parte dei loro territori. Circa 35 milioni di persone per oltre un secolo hanno lottato per ottenere dei confini propri ovvero il “Kurdistan”, uno stato autonomo con potere politico e militare.
I CONFINI - In Iraq vivono circa 300 mila curdi nella capitale Baghdad, 50 mila a Mossul e 100 mila nella zona meridionale. In ogni conflitto esploso come quello tra Iran e Iraq negli anni ’80, i curdi sono stati deportati in Iran. Jalal Talabani, 79 anni, ha ricoperto la carica di presidente dell’Iraq e dell’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK), fondata nel 1975 con l’obiettivo di difendere i diritti umani e garantire la pace per il popolo curdo del Kurdistan. Gli scontri con i vicini turchi sono stati costanti e violenti. Non solo, negli attacchi feroci ricordiamo quello del 1988 di Saddam Hussein per l’eccidio di Halabaja. Hussein ha sterminato 5 mila persone con il gas nervino: uomini, donne e bambini sono morti in seguito a una lunga agonia. Anche se il dramma del popolo curdo ha avuto risonanza solo negli anni ’80 la sua storia è molto più antica e risale al crollo dell’impero ottomano. Nel 1922 con il trattato di Losanna le nazioni vincitrici sezionarono il territorio del Kurdistan tra Iran, Iraq, Turchia, Siria e Armenia.
LA LOTTA CON LA TURCHIA – Nel 1978 Abdullah Ocalan e il fratello Osman fondarono il partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che negli anni ’80 si trasformò in una formazione militare che diede l’avvio a una serie di rappresaglie e di conseguenti risposte del popolo turco, fino all’arresto del fondatore. Dal 2001 il Pkk fa parte delle organizzazioni terroristiche. Abduallah Ocalan sta scontando da 14 anni la condanna a vita in una prigione nell’isola di Imrali, nel mar di Marmara. La Welt ha rivelato presunte trattative in corso tra agenti segreti del Mit e funzionari del PKK e con lo stesso Ocalan. La richiesta è l’abbandono delle armi da parte del Pkk. Le notizie sono trapelate in seguito all’uccisione delle tre donne facenti parte del Pkk a Parigi (leggi qui). Dopo la morte di Fidan Dogan, 32enne impiegata del centro d’informazioni, Sakine Cansiz, tra i membri fondatrici del movimento separatista curdo e la giovane Leyla Söylemez, la trattativa di pace tra Pkk e Turchia rischia di saltare.
Stefano Carluccio
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